Ricordo
che un'amica mi disse che ho un modo di scrivere al quale non è
possibile agganciarsi, che i miei discorsi sono sempre
autodescrittivi, che le parole fluiscono senza a volte saper dove
andare, girando in un vortice di pensieri nei quali non ci si riesce
ad inserire, come se invece di comunicare mi mettessi in mostra.
Come
spesso capitava, quest'amica aveva un bel po' di ragione.
Abuserò
di queste pagine web per soddisfare un poco dei motivi che
seguiranno, come una valvola di sfogo, della
quale ho bisogno.
Intendiamoci,
ho la speranza che le sensazioni che passano attraverso il video
siano utili a chi ci si riconosce, nel proprio concreto presente,
malinconico passato o desiderato futuro.
Ma
non è solo condivisione ciò che inseguo, forse ne è l'aspetto
minoritario.
Narcisismo,
esibizionismo
Sono
certamente difetti, sarebbe idiota negarlo, ma sono miei.
Da
quando a sette anni mi sono trovato, tromba in mano, davanti
all'auditorio della scuola di musica, mi è rimasto il brivido delle
emozioni in pubblico.
L'ho
poi soddisfatto in vari modi, con un microfono sul palco o con un
manubrio stretto in gara, nei campionati italiani di arti marziali,
come anche nello scrivere.
Ma
la necessità di pormi davanti agli altri, specie ora che non ho i
punti di riferimento del mio recente passato, soggiace latente sotto
pelle.
Devo
buttare fuori ciò che diversamente mi soffocherebbe, confrontarmi o
semplicemente mettermi in mostra, senza la minima vergogna.
Non
mi vergogno di me stesso, pur essendo ben lontano da qualsiasi minimo
ideale di perfezione.
Malinconia
Ho
voglia di sentirmi vivo, di leggere la luce del giorno attraverso il
piacere degli occhi, la tristezza dei ricordi, le speranze di un
domani più pieno di soddisfazione e gioia, in questo mare di
emozioni malinconiche che mi attanaglia quando guardo i fallimenti
che mi porto in tasca.
Recentemente
mi trovo a guardare panorami che mi lasciavano indifferente solo
pochi mesi fa, gradienti di luce al tramonto che solleticano l'anima,
il verde intenso delle risaie che ferisce la retina col suo brillare,
il lento scorrere delle acque del fiume che attraverso quasi tutti i
giorni per andare o tornare dal lavoro.
Non
sono ancora stato capace di assorbire completamente questa malinconia
per trasformarla in serena energia positiva, sono in quello stato
latente di mezza felicità e mezza tristezza, sospeso a metà di una
vita vissuta per degli scopi andati alle ortiche, e con la necessità
forzata di darmi nuovi obbiettivi per continuare a riempire i polmoni
ogni giorno nuovo.
A
volte mi perdo in mezzo alle note di una canzone, soddisfatto del
magone che sorge dalla gola e trafila nelle poche volte che riesco
ancora a seguire decentemente una linea melodica.
Decentemente
perché cantare è
arte, io riesco ormai solo ad essere intonato, non a cogliere quelle
vibrazioni che dovrebbero sciogliere l'anima.
Io
ormai canticchio, non vibro più.
Non
ho più l'estensione, la freschezza, la fremente energia che serve
per sparare il cuore fuori dal petto quando ti ascoltano.
Ormai
il vibrare è dentro di me,
non più fuori.
Eppure,
ecco un esempio, ecco come ragazzi ancora freschi, giovani, pieni di
energia, sanno chiamare il mio cuore a pulsare per la vita:
Un
passo indietro - Negramaro
| |
Confronto
Fatico
ad inserirmi a mia volta in altri interventi, quasi timoroso di male
interpretare le altrui emozioni, anche dubbioso di avere ricette che
funzionino su altri che non me stesso.
Il
mio punto di vista non è necessariamente applicabile a chi mi
circonda, pur se abbiamo molto da condividere non è detto che il mio
trarre conclusioni sia adatto ad essere trasposto al di fuori della
mia anima.
Lo
espongo, ma fatico ad inserirlo in altri vissuti.
Forse
la mia è semplice presunzione, o mancanza di empatia, ma ho sempre
faticato a comprendere me stesso, e quel poco che arrivo a
comprendere degli altri è sempre legato a costrutti meccanici, a
ragionamenti, magari anche complessi, ma non a vera, profonda,
comprensione dell'altro.
Ho
insomma elaborato un “sistema” per vivere che funziona per me, ma
temo sia difficilmente applicabile fuori.
C'è
una nota di controsenso tra questa mia difficoltà e il desiderio di
esibizionismo, ma è superficiale.
Come
detto ho in parte bisogno di soddisfare un ego intimo ma
esibizionista, e dall'altra parte un montare di brodo primordiale che
fatico a contrastare, a trattenere.
Eppure
questo sputare la mia anima in pubblico è esente dalla certezza che
lo sfogo risulti certamente utile a chi legge.
Lo
posso sperare, ma non ne ho la convinzione, tutt'altro.
Abbiate
quindi un accenno di tolleranza se troverete tediosi alcuni miei
scritti, alcune mie sbottate di cuore, di pancia o di intestino.
La
mia anima ha fatto una certa indigestione di fagioli, sto fermentando
emozioni, questa è la mia Valvola.