martedì 2 ottobre 2012

La Valvola


Ricordo che un'amica mi disse che ho un modo di scrivere al quale non è possibile agganciarsi, che i miei discorsi sono sempre autodescrittivi, che le parole fluiscono senza a volte saper dove andare, girando in un vortice di pensieri nei quali non ci si riesce ad inserire, come se invece di comunicare mi mettessi in mostra.
Come spesso capitava, quest'amica aveva un bel po' di ragione.
Abuserò di queste pagine web per soddisfare un poco dei motivi che seguiranno, come una valvola di sfogo, della quale ho bisogno.
Intendiamoci, ho la speranza che le sensazioni che passano attraverso il video siano utili a chi ci si riconosce, nel proprio concreto presente, malinconico passato o desiderato futuro.
Ma non è solo condivisione ciò che inseguo, forse ne è l'aspetto minoritario.

Narcisismo, esibizionismo

Sono certamente difetti, sarebbe idiota negarlo, ma sono miei.
Da quando a sette anni mi sono trovato, tromba in mano, davanti all'auditorio della scuola di musica, mi è rimasto il brivido delle emozioni in pubblico.
L'ho poi soddisfatto in vari modi, con un microfono sul palco o con un manubrio stretto in gara, nei campionati italiani di arti marziali, come anche nello scrivere.
Ma la necessità di pormi davanti agli altri, specie ora che non ho i punti di riferimento del mio recente passato, soggiace latente sotto pelle.
Devo buttare fuori ciò che diversamente mi soffocherebbe, confrontarmi o semplicemente mettermi in mostra, senza la minima vergogna.
Non mi vergogno di me stesso, pur essendo ben lontano da qualsiasi minimo ideale di perfezione.

Malinconia

Ho voglia di sentirmi vivo, di leggere la luce del giorno attraverso il piacere degli occhi, la tristezza dei ricordi, le speranze di un domani più pieno di soddisfazione e gioia, in questo mare di emozioni malinconiche che mi attanaglia quando guardo i fallimenti che mi porto in tasca.
Recentemente mi trovo a guardare panorami che mi lasciavano indifferente solo pochi mesi fa, gradienti di luce al tramonto che solleticano l'anima, il verde intenso delle risaie che ferisce la retina col suo brillare, il lento scorrere delle acque del fiume che attraverso quasi tutti i giorni per andare o tornare dal lavoro.
Non sono ancora stato capace di assorbire completamente questa malinconia per trasformarla in serena energia positiva, sono in quello stato latente di mezza felicità e mezza tristezza, sospeso a metà di una vita vissuta per degli scopi andati alle ortiche, e con la necessità forzata di darmi nuovi obbiettivi per continuare a riempire i polmoni ogni giorno nuovo.

A volte mi perdo in mezzo alle note di una canzone, soddisfatto del magone che sorge dalla gola e trafila nelle poche volte che riesco ancora a seguire decentemente una linea melodica.
Decentemente perché cantare è arte, io riesco ormai solo ad essere intonato, non a cogliere quelle vibrazioni che dovrebbero sciogliere l'anima.
Io ormai canticchio, non vibro più.
Non ho più l'estensione, la freschezza, la fremente energia che serve per sparare il cuore fuori dal petto quando ti ascoltano.
Ormai il vibrare è dentro di me, non più fuori.
Eppure, ecco un esempio, ecco come ragazzi ancora freschi, giovani, pieni di energia, sanno chiamare il mio cuore a pulsare per la vita:


Un passo indietro - Negramaro

Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole

Un passo avanti e il cielo è blu
e tutto il resto non pesa più
come queste tue parole che si muovono sole

Come sempre sei nell'aria sei
tu aria vuoi e mi uccidi
Come sempre sei nell'aria sei
tu aria dai e mi uccidi
Tu come aria in vena sei

Un passo indietro ed ora tu, tu non ridi più
e tra le mani aria stringi
e non trovi le parole
e ci riprovi ancora a muovermi il sole
Ancora un passo un altro ancora

Un passo avanti ed ora io, io non parlo più
e tra le mani, mani stringo
a che servon le parole
amore dai, dai, dai muovimi il sole

Perché sei nell'aria sei
tu che aria vuoi
ma che aria dai se poi mi uccidi

Tu che aria sei
ma che aria vuoi

tu che aria dai se poi mi uccidi
tu come aria in vena sei

Un passo indietro ed io
Un passo avanti e tu
Un passo avanti e noi, noi, noi

Confronto

Fatico ad inserirmi a mia volta in altri interventi, quasi timoroso di male interpretare le altrui emozioni, anche dubbioso di avere ricette che funzionino su altri che non me stesso.
Il mio punto di vista non è necessariamente applicabile a chi mi circonda, pur se abbiamo molto da condividere non è detto che il mio trarre conclusioni sia adatto ad essere trasposto al di fuori della mia anima.
Lo espongo, ma fatico ad inserirlo in altri vissuti.
Forse la mia è semplice presunzione, o mancanza di empatia, ma ho sempre faticato a comprendere me stesso, e quel poco che arrivo a comprendere degli altri è sempre legato a costrutti meccanici, a ragionamenti, magari anche complessi, ma non a vera, profonda, comprensione dell'altro.
Ho insomma elaborato un “sistema” per vivere che funziona per me, ma temo sia difficilmente applicabile fuori.
C'è una nota di controsenso tra questa mia difficoltà e il desiderio di esibizionismo, ma è superficiale.
Come detto ho in parte bisogno di soddisfare un ego intimo ma esibizionista, e dall'altra parte un montare di brodo primordiale che fatico a contrastare, a trattenere.
Eppure questo sputare la mia anima in pubblico è esente dalla certezza che lo sfogo risulti certamente utile a chi legge.
Lo posso sperare, ma non ne ho la convinzione, tutt'altro.
Abbiate quindi un accenno di tolleranza se troverete tediosi alcuni miei scritti, alcune mie sbottate di cuore, di pancia o di intestino.
La mia anima ha fatto una certa indigestione di fagioli, sto fermentando emozioni, questa è la mia Valvola.